giovedì 12 gennaio 2012

O vi spicciate a segnare o segna lui...



Maradona o Messi? Chi è il migliore? Ho avuto la fortuna o sfortuna di incontrarli come avversari quando ero al Milan e poi al Real Madrid. Li ho visti da vicino, li ho temuti ed anche ammirati, impossibile non emozionarsi nel vederli giocare. 
Credo che preferire l’uno all’altro sarebbe ingiusto, periodi troppo distanti, però si può tentare una valutazione tecnico-tattica dei due fenomeni.
Inizio con il grande Diego, mia gioia e tormento. La prima volta che lo trovai come avversario fu nell’88: il Milan dominava e il Napoli era in chiara difficoltà. Niente poteva fare presagire un gol degli azzurri. Bene, la palla arrivò a Diego, dribbling a un paio di avversari, assist fantastico per Careca e 1-0 per loro. Ero a bordo campo, mi voltai sconsolato verso Ramaccioni dicendo: «No, così non vale». Questo era Maradona che dal nulla poteva inventare sempre qualcosa. Giocare contro Diego era come avere una spada sopra la testa che in qualsiasi momento poteva colpire. Mi ricordo di un Milan-Napoli disputato alla grandissima dai rossoneri, alla fine del primo tempo tutto lo stadio in piedi ad applaudire nonostante il risultato fosse 0-0. Entrai nello spogliatoio e dissi ai giocatori: «O vi spicciate a segnare o segna lui». Maradona era un genio del calcio, le sue intuizioni imprevedibili per chiunque, le qualità tecniche sopraffine, sapeva concludere e fare assist, dare passaggi. Era un leader dotato di straordinaria personalità e carisma, il suo limite-grandezza era che il gioco lo creava lui. Questo gli impediva di avvantaggiarsi totalmente per le sinergie della squadra che gli avrebbe ampliato ulteriormente le già grandissime qualità. Però forse avere come leader il gioco ne avrebbe ridotto sicurezza e personalità. Nessuno lo potrà mai sapere, ma quello che si può dire è che poteva giocare in qualsiasi squadra e farla diventare grande.

Messi è diverso, forse non possiede ancora la personalità, genialità e fantasia di gioco di Diego, però lo sopravanza per velocità, continuità d’azione e professionalità. Lionel ha bisogno di un gioco per esprimersi completamente, Diego no. Messi gioca di più con e per la squadra, a tutto campo e tempo, Diego andava più a sprazzi. Il giovane campione si avvantaggia delle sinergie della squadra per aumentare soluzioni e personalità, mentre Maradona era più autonomo e autosufficiente.
Lionel stenta con l’Argentina composta da ottimi elementi, Maradona vinse un Mondiale, e quasi un altro, con compagni semisconosciuti. Se il calcio fosse un gioco individuale, Diego non avrebbe eguali. Però Messi non ha controindicazioni: riesce a cantare in coro e a fare l’acuto. La prima volta lo vidi in un Real Madrid–Barcellona del 2005 e rimasi stupefatto dalle qualità e dalla gioia che trasmetteva, oggi è un giocatore moderno che partecipa attivamente alle due fasi, bravissimo con la palla, in dribbling e negli smarcamenti, collabora anche alla fase difensiva. In ogni caso entrambi segneranno un’epoca e lasceranno un segno indelebile.

Arrigo Sacchi - La Gazzetta dello Sport (Gennaio 2012)


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